Le Storie

“E’ facile vivere a Palermo”. Tutti i consigli nella guida di Elisa Chillura

La Palermo abitata e vissuta da popoli diversi e integrati, che convivono “in modo felice tra vecchi e nuovi sbarchi”. La Palermo delle strade da percorrere, seguendo itinerari sensoriali diversi: del gusto, della musica, dell’architettura, delle sculture e delle chiese nuove e antiche. Religioni, colori e suggestioni di una città complessa, come solo Palermo può essere, vengono raccontate da Elisa Chillura in una guida che promette di essere nuova, a tratti rivoluzionaria: è facile vivere bene a Palermo – se sai cosa fare (Newton Compton). Per potere godere appieno di una città dai mille volti e dalle infinite bellezze che il tempo e le ricerche spesso fanno emergere dalla polvere del passato.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei ed è stato come passeggiare tra i vicoli caldi e antichi di una Palermo che lei, in tre aggettivi, descrive come “Viva, contraddittoria, lucente

Elisa, innanzi tutto chi sei e perché questo titolo così particolare alla tua guida di Palermo.

“Sono una giornalista. Sono nata a Santo Stefano di Quisquina, nell’Agrigentino, ma sono finita a Palermo prima per studio e poi per lavoro”.

Il tuo libro potrebbe essere definito una guida “alternativa” rispetto alle solite e tradizionali, già presenti già sul mercato? E dimmi due motivi per cui secondo te un siciliano, un italiano o uno straniero dovrebbe leggerla.

“Il libro prende il titolo dalla collana della Newton Compton, una serie di guide leggere e facilmente fruibili che suggeriscono diversi modi di approcciarsi alle città puntando soprattutto sulle esperienze desuete – io le chiamo extravaganze – ovvero la mole di cose da vivere per conoscere la vera anima, in questo caso, di Palermo. È un volume per curiosi, per chi vuole munirsi di un elenco di piccoli dettagli per guardare con occhi nuovi la città. Il libro serve anche per intercettare un target di turisti snap-packers, ovvero quelli che si trovano a transitare per una città con un approccio sempre più mordi e fuggi: probabilmente con una guida convenzionale avrebbero modo di apprezzare, in modo didascalico, storia, cultura e itinerari presenti in un circuito mainstream ma non approfondirebbero in modo semplice ed immediato aneddoti, leggende, curiosità e soprattutto, percorsi “alternativi”. Secondo me le città si possono raccontare in tanti modi: attraverso i romanzi, i reportage, le foto, i volumi accademici e anche con piccole guide “alternative” che hanno la semplice pretesa di essere più esaustive delle classiche top ten che infiocchettano le partenze di molti viaggiatori.
Il mio libro è più di una serie di “to do”: divide le esperienze per temi che a me sembrano essere i segni distintivi della città. Per esempio “Mare ed altri orizzonti” raccoglie non solo le storie di uomini che volevano essere pesci o di sirene innamorate, ma anche di ambienti, litorali e coste recuperate che ben raccontano il nuovo patto che la città ha stretto con il mare dopo avergli voltato le spalle per decenni. C’è una sezione dedicata al colorato mondo delle contaminazioni culturali, dal tempio indù nel cuore di Ballarò dove Santa Rosalia è venerata al pari di Shiva ai luoghi della memoria, come l’Archivio Storico Comunale, memoria di una sovrapposizione fu prima moschea, poi sinagoga, poi chiesa cristiana. E poi non mancano le tante “Memorie dal sottosuolo”, che restituiscono un nuovo modo di esplorare il passato, vivendo per esempio l’esperienza di un concerto dentro le catacombe di Porta d’Ossuna, o ascoltando le registrazioni originali dei bombardamenti del ’43 all’interno del rifugio antiaereo che si trova sotto Palazzo delle Aquile. Quest’ultima è un’esperienza inquietante ma che ridà un senso al profilo devastato di alcuni quartieri della città (per come li conosciamo ancora adesso), e al cui scempio il nostro occhio si è ormai abituato”.

Passiamo adesso alla tua esperienza diretta, al tuo vissuto. Alla fine di ogni capitolo hai inserito una “canzone” ispirata dai luoghi in cui ti trovavi e che hai raccontato nella guida. Ce ne vuoi parlare?

“Le canzoni contenute a fine di ogni capitolo sono state scelte da Simone Giuffrida, musicista palermitano che mi ha contagiata della sana abitudine di associare ad un luogo una musica. A volte le connessioni sono frutto di divertenti calembour, altre volte le libere associazioni sono abbastanza immediate. Per esempio se parlo di Raimondo Lanza di Trabia, l’ultimo rampollo di uno dei casati storici siciliani, non posso fare a meno di pensare a Vecchio frac di Modugno. La playlist con tutte le canzoni si trova su Spotify cercando È facile vivere a Palermo.”

Qual è il “luogo” raccontato nella tua guida e che preferisci particolarmente? Quale, invece, ti porta alla memoria un ricordo particolare, felice?

“Sono nata nell’entroterra, in un comune di alta montagna, e vedere il mare mi provoca sempre una sorta di nostalgia (si può provare nostalgia per luoghi che non ci appartengono?). Sarà per questo che la costa palermitana, da Mondello a Barcarello, resta per me il luogo più bello da trovare e ritrovare. Amo tutta la mitologia e le leggende legate al mare e quando incontro dei pescatori – eroi perché reduci – finisco spesso per tirarci fuori una buona storia da raccontare. L’ultima sezione del libro è dedicata alle “Gite fuori porta”: Palermo, città-tutto-porto, è soprattutto un posto da cui salpare e dove poter approdare”.

Cosa significa, per te, trascorrere la quotidianità a Palermo?

“Vivo a Ballarò e credo che non esista nessun’altra area della città capace di raccontare quotidianamente la vastità di un popolo che é pieno di abitudini di segno opposto, che è una contraddizione vivente: abbiamo dalla nostra parte la magnificenza della tradizione orale che ci ha consegnato oggi un eredità un uomo, Cuticchio, che è patrimonio dell’umanità. Eppure millenni di cunti e cuntisti svaniscono di fronte all’impressionante capacità di parlare per cenni: al mercato c’è chi abbannìa e chi con una semplice “taliata”, in religioso silenzio, ti ha servito”.

Quanto tempo ci hai messo per scrivere? E’ stato difficile? Se sì, quale è stata la difficoltà maggiore.

“Negli anni, per motivi di lavoro, ho raccolto un gran numero di racconti e aneddoti provenienti da diversi quartieri del territorio, specie dalle periferie. Luoghi dove spesso mi ha condotta Maghweb, associazione palermitana che si occupa di promozione e comunicazione di tematiche sociali. Grazie a loro ho avuto modo di assistere per esempio alla donazione di un campetto di calcio allo Zen2, dove ogni giorno decine di bambini giocano fino a notte fonda, non avendo lì intorno altre strutture utili alla costruzione di uno spazio sociale. Ho pensato a tutti gli altri tappeti verdi collocati nei quartieri della città in questi ultimi anni, dalla Magione all’Alberghiera, e ricordando la felicità con cui questi ragazzi accolgono chiunque voglia inserirsi in una squadra per giocare una partita mi sono detta: “Ma perché non inserite tra le “cose da fare in città” anche esperienze sociali come questa?”
Le attività, passatempi, luoghi ed itinerari da segnalare erano tantissimi e languida non è per niente esaustiva: non è una mappatura alla ricerca dei tesori da svelare, per quello esistono strumenti più adatti”.

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Grazia La Paglia

Grazia La Paglia

Grazia La Paglia. Sono nata e cresciuta nell'entroterra siciliano e ho vissuto (a) Palermo, città che mi ha formato e mi ha regalato un sogno: quello di diventare giornalista. Lì ho collaborato, per la prima volta, con un giornale cartaceo: La Repubblica Palermo, e da quel giorno il capoluogo siciliano è diventato la mia seconda casa. In quella redazione ho imparato a scrivere di volontariato, dei problemi del terzo settore, di belle storie di integrazione e multicultura, di innovazione e lavoro, di ambientalismo, di scuola e di università. Nel novembre del 2015 è nato il mio blog autore, ClickUniversità, sempre di Repubblica dove racconto la vita degli universitari, le storie di chi - con una laurea in mano - riesce ancora a farcela e di chi è costretto a emigrare. E poi ancora, a Palermo, le collaborazioni con I Quaderni de L'Ora, il giornale culturale francese Cafè Babel e le dirette radiofoniche con Radio 100 passi. Ma non ho mai dimenticato la mia prima casa, Vallelunga, che ho raccontato sul sito Magaze.it, sul quotidiano La Sicilia e sul periodico culturale da me diretto, La Radice. Lettrice instancabile, ho moderato la presentazione di diversi libri e ho ideato e realizzato due edizioni del Festival del Libro. Adesso sono una terrona a Milano, ma il mio cuore resta alla Cala mentre ammiro i tramonti sui Navigli.

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