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Andate a Prizzi a Pasqua? Attenti ai diavoli

Nel giorno della Pasqua i piccoli comuni della Sicilia si colorano a festa ed ognuno di essi mette in scena la propria personale rappresentazione della Resurrezione di Cristo. Ma c’è un piccolo paese dell’entroterra siculo dove la Pasqua si trasforma in qualcos’altro. La cittadina di Prizzi, infatti, propone  allo spettatore il famoso  “Ballo dei Diavoli” ,  una spettacolare festa che corre sul confine tra il sacro e il profano e che scalda gli animi della gente con antichi riti. La festa  è senza dubbio una delle rappresentazioni più caratteristica della Pasqua in Sicilia e ha reso il piccolo comune in provincia di Palermo celebre nel mondo.

“Attenti alla Morte che corre per le strade”

La domenica di Pasqua, a Prizzi, bisogna stare attenti alla Morte! La riconoscerete dall’abito giallo, dal ghigno stampato sulla maschera e dalla balestra; è lei scegliere tra il pubblico le vittime che condurrà all’inferno. Una volta prese, le vittime saranno accompagnate dai Diavoli in una casa. Qui hanno una sola possibilità di riscattare la propria anima: dovranno pagare un obolo, una piccola offerta di denaro! A differenza della Morte, i Diavoli vestono una tuta rossa e indossano una grande maschera. Gomito a gomito con la Morte, trascorreranno la loro giornata importunando e imprigionando le persone.

“L’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto e il Ballo dei Diavoli”

Diavoli e Morte non stanno a guardare nemmeno quando il simulacro della Madonna si appresta a riabbracciare quello del Cristo risorto. Le forze del Male tenteranno di impedire ’u Ncontru” , lu Ballu di li Diavoli vero e proprio.  I Diavoli riusciranno a impedire l’incontro tra Maria e Gesù risorto per due volte, ma al terzo tentativo verranno colpiti e uccisi dagli Angeli mentre le campane suonano a festa! La Madonna perde quindi il suo luttuoso manto nero mostrando la veste celeste e riaffermando la vittoria del Bene sul Male. I Diavoli, sconfitti, compiranno il rito di purificazione dal peccato con il gesto del pigliari ‘a paci chinandosi per tre volte davanti alle due statue. Non è difficile rintracciare nella ricorrenza echi di manifestazioni pagane che anticamente celebravano la Primavera e la rinascita della natura. Con il passare del tempo il rito è stato influenzato da tradizioni popolari che hanno assorbito elementi delle tragedie greche; su queste si è innestata l’interpretazione cristiana trasformando il rito in una lotta tra il Male e il Bene con il trionfo di quest’ultimo sottolineato dalla resurrezione di Cristo risorto.

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Erika Diliberto

Erika Diliberto

Nata a Bologna, figlia di un carabiniere, ha cambiato più volte casa e “pelle”. Ha collaborato con diversi blog e con il Giornale di Sicilia. Dedica il proprio tempo libero alla sua famiglia più che speciale composta da marito, quattro cani, tre canarini e cinque gatti! Detesta i termini ambientalista o peggio ancora animalista. “Sono solo una donna che apprezza la vita e che la rispetta in tutte le sue forme, dalla più piccola alla più grande”. Adora far lunghe passeggiate all'aria aperta accompagnata dai suoi quattro zampe, al caos predilige di gran lunga il silenzio e le persone che sanno ascoltare più che parlare. Ama la sobrietà e la semplicità d'animo anche nella scrittura. D’altronde la sua citazione preferita è dello scrittore russo Isaak Babel: "Non c'è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto".

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